lunedì, giugno 20, 2005

Senza vergogna

Il 18/06/2005, nel consueto discorso del sabato alla nazione, il presidente Bush con straordinario tempismo e fenomenale improntitudine ribadisce che la campagna militare è «un test vitale» per la sicurezza dell'America sottolineando che «la missione non è facile e non può essere portata a termine dal giorno alla notte». E ancora, non pago del fatto di essere già stato sbugiardato anche sul punto specifico, reitera il solito vetusto slogan, buono per tutte le occasioni, dichiarando che «siamo andati in guerra perchè siamo stati attaccati [e che] i terroristi hanno fatto dell'Iraq il fronte principale della guerra contro il terrorismo».
Non bisogna ringraziare i neo-folli sicofanti dei media nazionali e internazionali, se tutti ormai conoscono il "Downing Street Memo". Il memo è in definitiva la bozza - qualificata segreta e strettamente personale - riservata interna all'UK - di un incontro tra il primo ministro britannico Tony Blair e il suo gruppo dirigente per la sicurezza nazionale. L'incontro ebbe luogo a Downing Street il 23 luglio 2002, e le minute trafugate sono state pubblicate per la prima volta dal Sunday Times di Londra il 1° maggio 2005.
Questo è quanto si dice all'udienza del Congresso USA a Washington il 16 giugno 2005: «..."La recente diffusione del Downing Street Memo fornisce nuove e stringenti prove che il Presidente degli Stati Uniti è attivamente coinvolto in una cospirazione per ingannare e sviare il Congresso degli Stati Uniti e il popolo americano sui presupposti per muovere guerra all'Iraq. Se vera, questa condotta costituisce un crimine capitale ai sensi dell'Articolo II, Sezione 4, della Costituzione degli Stati Uniti" ha detto John Bonifaz durante la sua testimonianza oggi al Congresso [...] Il 1° maggio 2005 un articolo del Sunday Times di Londra ha svelato i dettagli di un memorandum segreto, conosciuto anche come le bozze di Downing Street, che riportano le minute di un incontro del luglio 2002 tra il primo ministro [britannico] Tony Blair che descrivono il Presidente americano già deciso a muovere guerra nell'estate del 2002, malgrado le dichiarazioni contrarie al pubblico e al Congresso. Le minute descrivono pure gli apparenti sforzi dell'Amministrazione nel manipolare i dati dell'intelligence per giustificare la guerra. L'udienza del 16 giugno cercerà di rispondere alle serie questioni costituzionali originate da queste rivelazioni e investigherà gli altri movimenti dell'Amministrazione per arrivare alla guerra che confermano ulteriormente il Downing Street Memo».
[televideo rai]
[antiwar.com]
[uruknet]
[reporter associati]

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ormai quel che è fatto è fatto, ci penserà la storia a giudicare Bush ed il suo entourage. Gli Usa hanno preso un granchio clamoroso in Iraq, ma al contempo non possono andarsene e lasciare il paese in mano ad islamisti che fanno dell'odio all'occidente ed ai suoi ideali il loro punto cardine. Per gli Usa una tale situazione sarebbe molto peggiore della precedente, quando al potere vi era Saddam, e dopo tanti sacrifici economici ed umani non lo possono accettare. Gli americani si ritrovano in una situazione di stallo, non riescono a domare la ribellione irachena ma al contempo non possono andarsene. Tutto lascia presagire ad un nuovo Vietnam, ma qui la posta è molto più alta, in ballo non c'è il dominio del sud-est asiatico ma l'influenza sull'intero Medio Oriente. Per questo motivo finchè Bush resterà al potere non credo che avverrà un completo ritiro delle forze Usa dall'Iraq.

pipistro ha detto...

caro benpensante, credo che le mie preoccupazioni siano spiegate nel post che segue, in queste partite di risiko purtroppo la gente muore.