giovedì, maggio 24, 2007

Quo usque tandem?

Nove navi militari americane hanno attraversato lo stretto di Hormuz, sono entrate nel Golfo Persico e si sono posizionate al largo della costa iraniana. Tra di esse le due portaerei USS Nimitz e USS Stennis. Lo riferisce Debkafile, precisando che le manovre hanno avuto luogo meno di due settimane dopo la visita del vice presidente Cheney nella regione. Nell'occasione Cheney ha informato il Re saudita Abdullah e gli alleati del Golfo del fatto che il presidente Bush ha stabilito che qualora l'Iran dovesse rifiutarsi di rinunciare alla propria capacità nucleare a scopo bellico, gli USA attaccheranno le infrastrutture nucleari, militari ed economiche iraniane prima dell'uscita di Bush dalla Casa Bianca nel 2009. Le navi USA, iniettate a ridosso della Repubblica Islamica e stipate di 17000 uomini, costituiscono oggi una fantasiosa rappresentazione di forza, non a caso la mossa avviene solo pochi giorni prima dei colloqui (in programma a Baghdad per lunedì prossimo) tra gli ambasciatori di Iran e USA in tema di sicurezza iraqena. Il messaggio americano - dice Mustafa Alani, del Gulf Research Center di Dubai - è semplice: non stiamo venendo a Baghdad in una posizione di debolezza, ma con il nostro esercito sull'uscio iraniano. Una scelta oculata, come quella di portarsi un campione di wrestling per affrontare un avversario a scacchi. Il massimo che potrà fare questo partner, nerboruto e ben oliato, sarà rompere i pezzi e la scacchiera, ma certo non vincere la partita. L'iniziativa muscolare e patologica della banda Bush è stata presentata ufficialmente nell'ambito dell'impegno USA "in favore della sicurezza e della stabilità nell'area del Golfo" (così ha detto il Vice Ammiraglio Kevin Cosgriff, comandante della quinta flotta). Su queste ultime parole pare si siano immediatamente mobilitate legioni di studiosi impegnati nell'elaborazione di una teoria generale che consenta anche a persone diverse dal presidente americano e dai suoi scagnozzi, volontari o necessitati, di dire simili cazzate senza ridere e spieghi come facciano milioni di altre persone (sobrie) a mandarle giù. Qualcuno ha già fatto osservare loro che un altro ridicolo burattino riuscì - occhio spiritato, mani ai fianchi e ciuffetto scomposto - a trascinare l'Europa e il mondo nella follia assassina del Terzo Reich.

sabato, maggio 19, 2007

Silenzio!

Ingresso negato, il 18 maggio, all'università di Teramo al Prof. Faurisson, già docente alla Sorbona, revisionista critico dell'olocausto, invitato dal Prof. Claudio Moffa nell'ambito del seminario "Enrico Mattei" Medio Oriente per la facoltà di Scienze Politiche. Totale silenzio dei media nazionali sulla spedizione punitiva di sedicenti ebrei romani che hanno aggredito Moffa e Faurisson e il capo della Squadra Mobile Capasso, che è stato raggiunto da diversi calci al fegato ed ha riportato una frattura alla spalla destra, alle costole e al polso. Bilancio della giornata, secondo quanto riferito: 30 identificati, 5 denunciati. Il "Centro d'Abruzzo" riporta un allucinato commento del Rettore dell' Università di Teramo che aveva negato ingresso alla conferenza e che oggi giustifica l'accaduto: «La violenza è sempre esecrabile. Ma non puoi martellare il dito a uno e poi convincerlo che non fa male, una reazione te la devi attendere...». Complimenti Rettore, vallo a raccontare nei campi profughi, in Palestina, che una reazione te la devi attendere! Ma soprattutto complimenti alla informazione nazionale italiana che sull'episodio, oggi, regala la propria tremebonda e vergognosa omertà.

«Sono arrivato alla conclusione, non una volta ma parecchie volte, che, per quanto mi riguarda, non sono d'accordo con la legislazione che rende illegale pronunciarsi negando l'esistenza dell'Olocausto. Non voglio imbavagliare nessuno [negazionista / revisionista], perchè è un segno di debolezza e non di forza quando cerchi di tappare la bocca a qualcuno. Certo, c'è sempre un po' di rischio. Nulla nella vita è privo di rischi, ma devi vedere ogni cosa facendo uso della ragione [...] [Esaminare] l'Olocausto non è cosa per dilettanti, né per inesperti, né per filosofi. E' per gente che conosce i linguaggi, che conosce la storia, che conosce le scienze politiche, che conosce l'economia, ecc. Alla base si deve essere bene addestrati. L'Olocausto non è oggi, come può esser stato all'inizio, un argomento per non professionisti». [Raul Hilberg]

* Raul Hilberg (2.6.1926) è uno dei più conosciuti ed autorevoli storici dell'Olocausto. Il suo voluminoso lavoro "La Distruzione degli Ebrei d'Europa" è considerato lo studio basilare sulla soluzione finale nazista.

giovedì, maggio 17, 2007

Tentacolando

Nel novembre scorso osservavo che "nell'ottica, benvenuta, di superare parzialità e discriminazioni e in quella, contingente, di smussare gli spigoli drammatici di una situazione già poco equilibrata - piuttosto che accentuarli - qualcuno osserverà che non se ne sentiva il bisogno. Eppure oggi anche l'Unione Europea ospita una neonata, sua propria e peculiare lobby filo-israeliana. La sua nascita è stata celebrata lo scorso settembre a Bruxelles. Si chiama AEI (Amici Europei di Israele), internazionalmente EFI (European Friends of Israel). A differenza delle rinomate e potentissime associazioni dell'universo americano - quali l'AIPAC - l'associazione stabilita di bel nuovo nel vecchio continente vanterebbe, si dice, la qualificata partecipazione di oltre centocinquanta parlamentari europei. E quel che più stupisce è il fatto che questa composizione di vago sapore istituzionale e trasversale tra i banchi di Bruxelles farebbe quantomeno arricciare il naso, se non gridare allo scandalo, addirittura i colleghi lobbysti d'oltreoceano" [pipistro on line, Lobbytuaries (1)]. Sì, forse non se ne sentiva il bisogno, ma non trattiamo qui in particolare di estensioni oltralpe, non è necessario, visto che la Lobby per antonomasia estende da tempo tranquillamente i suoi trasversali tentacoli ovunque l'assolutismo culturale e il dogma allignino, magari per pigrizia. Per esempio nel nostro Paese. In proposito leggiamo stasera che, con buona pace dei "principi di libertà di opinione, libertà accademica, libertà di ricerca storica garantiti dalla Costituzione italiana, dal Trattato costituzionale europeo e dalla Dichiarazione universale dei Diritti dell'Uomo" l'Università di Teramo sarebbe per negare, domani, i locali al previsto intervento del prof. Robert Faurisson - critico revisionista della Shoah - nell'ambito del seminario del prof. Claudio Moffa, che, nello stesso istituto, facoltà di Scienze Politiche, dirige il master "Enrico Mattei" in Medio Oriente (2). Moffa dichiara, in proposito, sul sito del master, che la conferenza si terrà ugualmente presso un albergo di Teramo. Che sia chiaro, il problema non è Faurisson, né qualsiasi opinione di cui questi si faccia latore, quasi fosse ispirata dal diavolo in persona. Il problema è politico, quello che - senza scomodare, per diversi motivi, Hilberg o Finkelstein - Amira Hass su Haaretz (3) (4) inquadra in modo imbarazzante: "Turning the Holocaust into a political asset serves Israel primarily in its fight against the Palestinians. When the Holocaust is on one side of the scale, along with the guilty (and rightly so) conscience of the West, the dispossession of the Palestinian people from their homeland in 1948 is minimized and blurred" ["Trasformare l'Olocausto in una risorsa politica serve ad Israele in primo luogo nella lotta contro i palestinesi. Quando su un piatto della bilancia c'è l'Olocausto, insieme alla coscienza (giustamente) colpevole dell'Occidente, l'espulsione dei palestinesi dalla loro terra, nel 1948, è minimizzata ed offuscata"]. E un altro problema è il metodo. Non stupirebbe se stasera qualcuno stesse già confezionando una messa in scena che vada a svolgersi all'insegna di vessilli israeliani o americani dati alle fiamme in un cantuccio ad opera di anonimi e cupi facinorosi che si eclissino poi senza lasciar traccia e con il pronto intervento di un manipolo di velocissimi imbrattacarte pronti ad immortalare la scenetta per i paginoni di domani. I giochi e i giocatori sono spesso gli stessi ed anche la strategia di gioco non muta. Una spallatina emotiva e internazionale alla situazione nei territori è sempre una piccola, buona mossa. Mossad a sorpresa e fastidioso scacco al re. Ma si è visto e letto di ben peggio in passato: dal rapimento di tecnici nucleari all'orrore dell'esecuzione sommaria di poeti negli androni della capitale.

(1) http://pipistro.blogspot.com/2006/11/lobbytuaries.html
(2) http://www.mastermatteimedioriente.it/
(3) http://www.haaretz.com/hasen/spages/849669.html
(4) http://www.zmag.org/content/showarticle.cfm?ItemID=12702

venerdì, maggio 11, 2007

Viam sapientiae monstrabo tibi *

"I'm now 53 years old ...I've been called the oldest assistant professor living in the United States and that's probably true". Norman Finkelstein sta combattendo aspramente per ottenere la sua cattedra alla DePaul University, riconoscimento avversato in prima persona da Alan Dershowitz e dai più accesi rappresentanti della Lobby sionista americana. Ai qualificati Doha Debates sponsorizzati dalla Qatar Foundation, la cui ultima riunione è stata tenuta alla Oxford Union il 1° maggio scorso (e diffusa dalla BBC il 5 maggio successivo), il 65.6% dei presenti ha approvato all'evidenza la mozione: "Questa casa crede che la lobby israliana abbia soffocato con successo il dibattito in occidente sulle operazioni israeliane". La battaglia che riguarda il riconoscimento della cattedra al Dr. Finkelstein alla DePaul University ne è la prova e il relativo dibattito si sta scaldando internazionalmente dalle pagine di quotidiani come il Wall Street Journal (considerevole lo spazio dedicato dal quotidiano alle rancorose invettive di Dershowitz) e il New York Times. E' noto che Finkelstein ha insegnato alla facoltà di scienze politiche della DePaul negli ultimi sei anni e che i suoi interessi hanno riguardato da sempre l'olocausto e la politica israeliana. Le sue pubblicazioni e i suoi libri (tra questi "L'industria dell'Olocausto" e "Beyond Chutzpah") sono arcinoti. Sulla rete americana Democracy Now, Amy Goodman ha intervistato da ultimi, sull'ostracismo riservato a Finkelstein, due dei più rinomati studiosi nel campo, Raul Hilberg, considerato il fondatore degli studi sull'olocausto (suo il fondamentale e ponderoso "La distruzione degli ebrei d'Europa") e Avi Shlaim, rinomato tra i nuovi storici israeliani, professore di relazioni internazionali all'università di Oxford e profondo conoscitore del conflitto arabo-israeliano. Ne è emerso che Shlaim considera Finkelstein "studioso assai efficace, erudito e scrupoloso", mentre Hilberg loda nel combattivo professore americano "acutezza di vedute e capacità di analisi". E mentre Hilberg dice ancora di lui che "ci vuole una gran quantità di coraggio per dire la verità quando nessuno ti sostiene", Avi Shlaim - sul lavoro di Finkelstein - precisa: "penso che [...] che dobbiamo stare molto attenti a separare la questione dell'antisemitismo da quelle che sono critiche ad Israele. Io sono critico nei confronti di Israele come studioso e l'antisemitismo non c'entra. Il mio punto di vista è che i ciechi sostenitori di Israele - e ce ne sono molti, in America in particolare - utilizzino l'accusa di antisemitismo per cercare di tacitare le critiche legittime alle pratiche di Israele. Vedo questo come un ricatto morale. Israele non è immune da critiche, moralmente immune da critiche, a causa dell'olocausto. Israele è uno stato sovrano e deve essere giudicato con gli stessi standard usati per ogni altro stato. E Norman Finkelstein è un critico molto serio e ben informato ed efficace per quanto riguarda le pratiche di Israele riguardo l'occupazione e lo spossessamento dei palestinesi". Certo, ognuno ha i suoi esperti, ma se, da una parte, troviamo le maggiori autorità, internazionalmente riconosciute (Hilberg e Shlaim sono solo gli ultimi esempi), dall'altra leggiamo sempre più spesso i latori di apodittiche frasi ad effetto e proclami ridondanti. Gente che evidentemente non ha mai dedicato molto alla questione, soprattuto non vi ha sprecato un minimo di studio si sente autorizzata a dire la propria: pochi storici (e taluno portatore di ripensamenti sospetti, qual'è Benny Morris) ma più spesso avidi guitti dell'ultima ora vi si stanno dedicando con alacrità. E - in più - un avvocato di grido. Quell'Alan Dershowitz che farebbe forse meglio ad impiegare il suo tempo stralciando in tempo utile le più spudorate bestialità da opere di fantasioso patrocinio o compilazione, o addirittura ritornare alla più semplice e lucrosa difesa professionale piuttosto che imbrattare di arzigogoli da praticante leguleio d'assalto le conferenze dedicate ad un problema serio. Non complicato, ma serio. Ma, come già detto, ognuno ha gli esperti che si merita e i sedicenti tali, nazionali o d'esportazione, ma tutti utili all'occasione per riempire l'ambiente di fumo stantio. E ognuno ha i suoi sistemi: ce chi ha studiato Hilberg e il conflitto israelo palestinese, la Lobby USA e getta nell'arena Dershowitz, noi esportiamo Allam. Gli è che poi ce lo rendono.

Info: Democracy Now, Doha Debates, Norman Finkelstein Solidarity Campaign, AJC 1, AJC 2.

* Viam sapientiae monstrabo tibi è il motto adottato nel 1954 dalla DePaul University.

Chiosa e aggiornamento

Le credenziali accademiche di Finkelstein parlano da sole. Ha ricevuto il suo dottorato all'Università di Princeton con una tesi sulla "Teoria del Sionismo", da allora ha continuato a pubblicare una gran quantità di lavori sull'argomento, tra cui L'Industria dell'Olocausto e Immagine e Realtà del Conflitto Israelo-Palestinese. Più di recente Finkelstein ha pubblicato Beyond Chutzpah [ndr. letteralmente "oltre l'arroganza", ma è anche un gioco di parole riferito ad un volume di Alan Dershowitz intitolato Chutzpah, "arroganza"]. Quest'ultimo lavoro comprende la vigorosa critica e la scomposizione del libro The Case for Israel [ndr. "la difesa per Israele"], sempre di Alan Dershowitz. Alle strette per essere stato smascherato sotto ogni profilo, lo stesso Dershowitz ha tentato senza successo di prevenire la pubblicazione del lavoro di Finkelstein minacciando cause legali e facendo presentare un esposto al Governatore Schwarzenegger, tentando di bloccare la pubblicazione. Viceversa Schwarzenegger ha fatto cadere la pretesa di Dershowitz e, per parte sua, la University of California Press ha pubblicato il libro. Siccome non è riuscito a seppellire Beyond Chutzpah, Dershowitz sta ora cercando di danneggiare la carriera accademica di Finkelstein alla DePaul University. Un sistema che - secondo le chiare intenzioni del legale americano - appare utile e morale per ridurre al silenzio chi ha smascherato il coacervo di insipiente e vetusta propaganda in parte contenuta e in parte ricopiata nella sua compilazione in difesa dello Stato ebraico. Benchè l'approccio di Finkelstein non sia certo dei più teneri, la caparbia difesa di Dershowitz ha smosso le acque a tal punto che vere autorità sull'argomento hanno spezzato una lancia in favore di Finkelstein. Sicché l'avvocato Dershowitz sembra ora arrotolarsi in un ginepraio di personalismi, da egli stesso alimentati e malamente difesi, che oggi sembrano rivoltarsi contro di lui. Ho evidenziato a Finkelstein le mie impressioni sul punto, sottolineando che l'autodifesa del professore di Harvard all'accusa di avere scorrettamente utilizzato un pessimo precedente lavoro firmato Joan Peters (v. in proposito quanto narrato da Noam Chomsky, tradotto su questo stesso blog **) non fa che rincarare la dose sulla povertà degli argomenti avanzati da Dershowitz a propria difesa. Abbiamo convenuto che sotto questo profilo il principe del foro americano è il proprio peggiore, potente nemico. Come titolato dal Chicago Tribune di oggi (11 maggio), sulla carriera di Finkesltein ora la "patata bollente" è passata alla DePaul University. Si sottintende che il pubblico strepito innescato per danneggiare il suo anziano assistente vede oggi l'istituto americano nelle condizioni di assicurare la cattedra a Finkelstein o viceversa affrontare il puntuale sospetto, anzi, la certezza, di aver subito influenze lobbystiche esterne.

** http://pipistro.blogspot.com/2007/01/riciclaggio.html